Come si fa un business plan

In Italia alla fine del 2021 si contavano più di 11mila startup. Un numero consistente e in costante aumento. La cattiva notizia è che la stragrande maggioranza, piume al vento della volatilità del mercato e dei tanti passi da compiere, falliscono.

Circa il 90%. Non di rado a mancare è il business plan. Un documento decisivo, perché in grado di aiutare l’azienda sia in dinamiche esterne (presentazione del progetto a investitori, a banche, a startup competition) che interne (organizzazione del team, formulazione e misurazione degli obiettivi etc).

Ma come si fa un business plan? E quali sono gli errori da evitare? Andiamo a vedere questi aspetti nel prossimo paragrafo.

Come si fa un business plan?

Come si fa un business plan? Non tutti i business plan sono uguali (possono cambiare in base ad obiettivi, mercato, tipo di azienda ed altre variabili), ma ad ogni modo è possibile stabilire una struttura di base: voci che nel piano aziendale di una startup non possono mancare.

A chi è diretto?

Innanzitutto è bene porsi una domanda.

In mano a chi finirà il business plan della mia startup?

Generalmente questo documento è diretto a:

  • Investitori
  • Banche / Istituti di credito / possibili finanziatori in genere
  • Team / dipendenti

Come hai avuto modo di capire, deve essere un documento usufruibile da diverse tipologie di attori. Per questo dovrà possedere alcune proprietà:

  • leggerezza. Non deve essere appesantito da inutili informazioni che, peraltro, rischiano di distogliere lo sguardo dai focus principali. Un documento lungo non è necessariamente un buon documento. Anzi.
  • sintesi: Ricorda che alcuni dei soggetti che avranno il documento tra le mani non hanno molto tempo da perdere
  • efficacia: il business plan dovrà trasmettere tutta la bontà del progetto e convincere gli investitori a puntare su di esso. Ma non solo. Il BP dovrà servire a dare una direzione a team e dipendenti
  • elasticità: con questa proprietà intendiamo la capacità di un BP di essere modificato agevolmente. Una volta redatto, infatti, il piano aziendale potrebbe richiedere aggiornamenti in base, ad esempio, a nuovi trend del mercato, obiettivi raggiunti etc.

Le voci che non devono mancare

  1. Un business plan deve contenere tre elementi indispensabili:  copertina, indice (il lettore dovrà sapere subito cosa troverà e dove) e un sommario.
  2. Il BP è composto generalmente da una parte qualitativa e da una parte quantitativa.

Andiamo più nel dettaglio su come si fa un business plan. Nella parte qualitativa inserirai informazioni relative a mission e vision, team e modello aziendale, forma giuridica, prodotti e/o servizi proposti sul mercato, target, competitor, canali pubblicitari che sono/ saranno utilizzati, obiettivi e milestones

Nella parte quantitativa inserirai le voci riguardanti il piano finanziario:

  • Drivers e assumption
  • Previsione delle vendite a 5 anni
  • Previsione dei costi a 5 anni
  • Piano del personale a 5 anni (quante persone si prevede che saranno chiamate a lavorare?)
  • Prestiti e investimenti necessari a 5 anni
  • Conto economico a 5 anni
  • Bilancio previsionale per ogni annualità
  • rendiconto finanziario:  la startup quanta liquidità sarà capace di creare?
  • Breakeven degli investimenti (permetterà agli investitori di valutare il rischio)
  • Capex & Working capital (analisi del capitale circolante)
  • Pre Money Evaluation
  • Grafici e tabelle riassuntive

Come si fa un business plan? Gli errori da evitare

Compilare un business plan è quasi sempre necessario ed è senz’altro un punto a favore della startup, che così avrà modo di presentarsi alla platea di potenziali finanziatori lasciando trasparire solidità, competenza e professionalità.

Ma per fare questo occorre anche che il BP venga redatto a regola d’arte. Ecco gli errori più comuni da evitare assolutamente:

  • Contenuto senza un filo logico, ovvero “saltare di palo in frasca”: mai inserire informazioni alla rinfusa, prive di coerenza. Rischio: il lettore può perdersi e abbandonare l’analisi
  • Superficialità: contenuti non trattati adeguatamente. Rischio: lasciar trasparire poca conoscenza del settore
  • Refusi: informazioni con errori ortografici e/o grammaticali, refusi in genere. Rischio: comunicare inadeguatezza, improvvisazione, poca professionalità
  • Previsioni sballate: troppo ottimistiche o incredibilmente pessimistiche.  Rischio: chi legge può sospettare che alle spalle ci sia una realtà non idonea al mercato

 

La gestione del tempo

Alla base degli errori che abbiamo visto c’è, molte volte, la cattiva gestione del tempo. Non è facile compilare un business plan, attività che va inserita tra gli innumerevoli step da compiere.

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