Investire in startup in periodo di crisi: cosa si aspettano gli investitori

Chi decide di investire in startup è ben consapevole che si tratta di un investimento ad alto rischio e, per questo, compie attente valutazioni prima di offrire il suo sostegno ad un progetto.

Il 2020 è stato un anno duro per il sistema imprenditoriale mondiale, che ha inevitabilmente avuto importanti ripercussioni anche sugli investitori.

Le startup italiane, però, hanno saputo reagire alla crisi causata dal Covid-19, riuscendo a ridurre l’urto che, altrimenti, sarebbe stato devastante per l’intero settore, registrando addirittura una crescita degli investimenti tramite equity crowdfunding.

Anche Grownnectia ha avviato la sua campagna crowdfunding su BacktoWork, riscontrando un notevole successo grazie ad un business model validato che ha fin da subito convinto importanti investitori, oltre ad un’ottima traction.

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Vuoi sapere come sono cambiati gli investimenti in startup con la crisi? Continua a leggere questo approfondimento, e scoprirai anche che cosa si aspettano gli investitori in una startup.

Investire in startup: cosa cambia con la crisi

Le startup innovative italiane, nel 2020, hanno raccolto 683 milioni di euro; “soltanto” il 2% in meno rispetto all’anno precedente.

Dall’Osservatorio Startup Hi-Tech del Politecnico di Milano risulta che gli investimenti provenienti dagli investitori informali, come business angel e venture capital, hanno subito un calo di 1 milione rispetto al 2019, fermandosi a quota 247 milioni.

A fronte di questa situazione, che possiamo definire fisiologica in rapporto alla crisi causata dal Coronavirus, c’è stato, invece, un calo drastico (-36%) per la componente dei finanziamenti internazionali.

Si passa, così, dai 231 milioni di euro di investimenti provenienti dall’estero nel 2019, ai 148 milioni nel 2020.

La componente che ha davvero fatto la differenza nel 2020, consentendo di frenare la perdita di investimenti a soli 11 milioni di euro rispetto all’anno precedente, è quella relativa agli investimenti istituzionali, che costituisce addirittura il 42% del totale del capitale investito.

In questo panorama, non stupisce la crescita del 23% dell’equity crowdfunding rispetto al 2019, confermando il trend in ascesa che si registra da qualche anno a questa parte.

Probabilmente, la quota pressoché invariata degli investimenti informali è stata influenzata anche dalle novità introdotte dal Decreto Rilancio. La principale è l’aumento fino al 50% delle detrazioni fiscali per le persone fisiche che decidono di investire in startup innovative.

Investire in startup: cosa guardano gli investitori

In un periodo così incerto come quello che stiamo attraversando, chi ha capitali a disposizione e decide di investire in startup, cerca di mitigare l’alto rischio che è insito in questo tipo di operazioni.

E lo fa prestando ancora maggiore attenzione a numerosi aspetti, per cercare di comprendere il potenziale di un’idea di business e le possibilità che ha la startup di raggiungere i propri obiettivi.

L’idea di business e il mercato

Come prima cosa, l’investitore deve trovare interessante l’idea di business proposta dalla startup.

In questo caso, l’obiettivo dello startupper è quello di dimostrare perché quella specifica soluzione dovrebbe esistere, dare prova di un reale problema che può risolvere ed esprimere il suo valore, anche confrontandola con le proposte dei competitor.

Qui è importante dare un’idea del mercato in cui si vuole entrare ed evidenziare il fatto che c’è ancora posto per una soluzione di quel tipo. Buona idea è anche quella di illustrare una strategia di exit, accertandosi della presenza di grandi player del settore che potrebbero essere interessati ad un’acquisizione.

Il tempismo

Chi decide di investire in una startup, generalmente, conosce bene il mercato e le tendenze del momento; quindi, per fare colpo su di lui, è bene fare leva sui trend attuali o addirittura anticiparli.

Essere i primi ad individuare un nuovo possibile sviluppo ha indubbiamente dei vantaggi, come quello di non avere competitor, ma anche dei rischi. Se il mercato non è pronto per la soluzione proposta, infatti, potrebbe risultare tutto inutile.

Per questo è fondamentale ampliare i propri orizzonti, guardare oltre la propria soluzione e valutare tutto ciò che può servire alla tua startup per funzionare e avere successo.

Il team

Il team è fondamentale, soprattutto nelle prime fasi di vita della startup. Dal team dipende l’execution, per questo ogni possibile investitore studierà approfonditamente ogni membro, le sue competenze ed esperienze.

Più il team sarà in grado di dimostrare capacità manageriali, conoscenza del settore e competenze tecniche, più l’investitore si sentirà tranquillizzato e propenso a dare il suo supporto al progetto.

La traction

In alcuni casi, può essere davvero difficile comprendere il valore e le potenzialità di un’idea nuova senza dei numeri a supporto. Avere traction può essere di grande aiuto nell’opera di convincimento di un potenziale investitore.

Dimostrare la crescita attraverso metriche significative e il raggiungimento degli obiettivi prefissati è un vero valore aggiunto. Anche partecipare a dei percorsi di incubazione e accelerazione, come i PAY4GROWTH®, può aiutare a dimostrare di aver sviluppato il proprio progetto in modo strutturato.

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